lunedì 27 maggio 2013

Ricordando Guido Martini

Guido Martini ci ha lasciato improvvisamente la scorsa settimana. Da qualche anno era membro del Consiglio d’Onore di SudgestAid. I suoi consigli sul nostro lavoro nelle aree di crisi erano preziosi, così come le proposte di iniziative e i numerosi incontri che ci aiutava ad organizzare. Per questo lascia un vuoto difficilmente colmabile. Quello che ci mancherà di più è però la sua cordialità, la sua allegria, i tanti momenti conviviali che ci ha regalato, la gioia che ci dava la sua tavola imbandita nella bella casa di Formello. Era uno di noi. Ed era anche quello che è indicato dal ricordo che riportiamo nel link in basso, comparso su “Repubblica.it”

Dal Blog di Vincenzo Nigro su “Repubblica.it”

Le due Coree (e i suoi colleghi) salutano Guido Martini: un grande Ambasciatore d’Italia
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Guido Martini in un momento storico: da inviato della Ue attraversa per la prima volta il confine fra le due Coree a Panmunjom.
Foto di Repubblica.it

Un diplomatico che ha lavorato con lui ha segnalato a questa piccola rubrica la notizia della scomparsa dell’ambasciatore Guido Martini. Ci ha mandato le poche righe che pubblichiamo integralmente qui di seguito, e soprattutto ci ha allegato quasi un centinaio di messaggi che i diplomatici italiani si sono scambiati in questi giorni fra di loro. Tra gli altri c’è il telegramma alla famiglia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che se non conosceva Martini di sicuro sarà stato indotto a scrivere quel testo dal suo consigliere diplomatico Stefano Stefanini.

Abbiamo letto tutti quei messaggi: testimoniano il rimpianto, l’ammirazione per un collega che deve essere stato un uomo davvero speciale. Un diplomatico che oltre a servire egregiamente il suo Paese, ha interpretato alla Farnesina il meglio della migliore tradizione del nostro ministero degli Esteri: grande capacità professionale, incredibile umanità, cultura e conoscenza del mondo, senso dello Stato ma anche leggerezza e indipendenza di spirito. Ci vorrà tempo, ma questo dovrà essere il nostro obiettivo: semplicemente gli italiani dovranno tornare ad essere quegli italiani migliori che Guido Martini ha rappresentato. L’ambasciatore Martini avrebbe saputo ancora come spiegarlo ai suoi colleghi. Ecco il necrologio del suo collega, che fra l’altro racconta di come ai funerali di Martini siano stati presenti gli ambasciatori delle due Coree, due fratelli-nemici al cui riavvicinamento Martini aveva lavorato per anni.

«Non capita spesso che gli Ambasciatori di due Paesi in guerra si ritrovino sotto lo stesso tetto. Può forse accadere in qualche occasione ufficiale, in cui possano facilmente ignorarsi a vicenda, ma se non sono obbligati dal protocollo o da ragioni di Stato eviteranno accuratamente di partecipare allo stesso evento. Le due Coree, quella del Nord (Repubblica Democratica e Popolare) e quella del Sud (più semplicemente “Repubblica di Corea”) sono tecnicamente in guerra dal 1950. Lo sono “di più” da quando, l’11 marzo scorso, Pyongyang (la capitale del Nord) ha denunciato formalmente l’armistizio che aveva posto fine ai combattimenti sessant’anni fa.

Eppure i due ambasciatori in Italia (entrambi Kim di cognome: Chun Guk il nordcoreano e Young-Seok da Seoul) si sono ritrovati venerdì insieme in una chiesa nella campagna romana, a Formello. Per commemorare la stessa persona: un grande diplomatico italiano scomparso pochi giorni fa all’età di 75 anni. Guido Martini, in una carriera quasi quarantennale, ha servito in sei sedi estere, cominciando a Parigi e Belgrado per poi dirigere il consolato a Marsiglia e le ambasciate a Colombo, Seoul e Rabat. Proprio a Seoul, l’ambasciatore Martini avviò nel 1994 un percorso che lo avrebbe condotto nel dicembre 2003 a varcare a piedi, alla testa di una delegazione Ue – primo rappresentante di uno Stato estero a farlo, dopo il Segretario di Stato Usa Albright – il 38° parallelo a Panmunjom, la frontiera più militarizzata al mondo. Da Direttore generale per i Paesi dell’Asia e dell’Oceania ha poi continuato a fare la spola tra Seoul e Pyongyang per facilitare quel dialogo intercoreano di cui era un convinto sostenitore e che oggi è ancor più cruciale per la stabilità internazionale.

Il ruolo dell’Italia in quel frangente non è stato dimenticato, come dimostra la presenza dei due Kim ai funerali di Formello. Né è stato dimenticato un uomo dal tratto signorile, gioviale e fuori dagli schemi, in un ambiente solitamente composto e paludato. Una volta, indossando un inappuntabile mezzo tight, di ritorno dal Palazzo Reale di Rabat dove era appena terminata la cerimonia di presentazione delle credenziali a Re Hassan, Martini fece ingresso in una sala gremita di imprenditori marocchini per inaugurare una conferenza economica. Conquistò immediatamente la platea con un esordio tanto atipico, quanto coinvolgente: «Faire du partenariat économique c’est comme faire l’amour: il faut être à deux, au moins…». Perché di Guido Martini viene ricordata alla Farnesina non solo l’abilità politica e diplomatica, ma anche quella capacità di “parlare alle folle e conservare la virtù/o passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con il popolo”. Ossia quanto Kipling raccomandava al figlio: le doti di un mondo che fu».

Non conoscevamo l’ambasciatore Martini. L’affetto e il rispetto dei suoi colleghi ce l’hanno fatto amare.

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