Guadagniamo di più se le cose sono
fatte bene
Non c’è programma di cooperazione verso Paesi terzi che non
reciti immancabilmente versetti contro la corruzione e per la trasparenza della
gestione dei fondi. Dalle chiacchiere di qualche anno fa si è passati, più
recentemente, anche allo sviluppo di azioni mirate e specificamente dedicate
alla lotta anti-corruzione. Corsi di formazione per i funzionari dei Paesi
beneficiari; indicazione di procedure cogenti di procurement (acquisti e gare);
costituzione di organismi di controllo; maggiore attenzione alle fasi di
monitoraggio e valutazione dei progetti.
Non bisognerebbe mai dimenticare, però, che dove c’è un
corrotto c’è sempre un corruttore. Il grosso dei fondi di aiuto finalizzati ad
esperire gare nei Paesi terzi beneficiari, ad esempio, sono destinati molto spesso a Società dei
Paesi donatori, qualche volta vere multinazionali dei Progetti di aiuto. Esse
entrano, giustamente, in contatto preventivo con la realtà locale. Qualche
volta, però, non solo per capire meglio situazione e bisogni o per scegliere
alleati locali affidabili. Un vasto e articolato sistema di intermediatori
facilita non sempre la giusta osmosi donatore-beneficiario. Qualche volta
suggerisce anche “costi di relazione”.
Questo tipo di “facilitazioni”, questi “aiutini” , finiscono
per consolidare una classe dirigente dei Paesi beneficiari dipendente da centri
di potere dei Paesi donatori, in un circolo vizioso difficile da interrompere.
La corruzione, come il “rischio ambientale” ed il “conflitto”,
non è cosa eliminabile per legge, ma progressivamente mitigabile, si. Per
questo non bastano le azioni nei Paesi beneficiari. E’ necessaria attenzione e
durezza anche tra i soggetti coinvolti nei Paesi donatori. L’Europa interviene
da tempo su questi temi con Direttive e
raccomandazioni. Il giusto, irreversibile, ruolo crescente delle
Delegazioni locali richiede continui
adeguamenti, in grado di fronteggiare la complessità del decentramento. Il
sistema di aiuti diretti ai Bilanci dei Paesi terzi, mentre permette un passo
avanti nel processo di loro autonomia e di “ownership”, non deve però
significare deresponsabilizzazione dei donatori. Non deve voler dire lavarsene
le mani.
Tra le molte strade che è possibile seguire per indebolire la
corruzione può essere utile pensare anche a quella più banale: essere
duramente, ferocemente attenti ai risultati. Sulla misurabilità del successo di
un Progetto abbiamo fatto grandi passi in avanti, anche con sistemi di
parametrazione e indicatori sofisticati. Che i soldi spesi garantiscano i
risultati attesi! In fin dei conti, se un progetto non servisse a niente lo spreco di risorse, “la tangente”,
sarebbe del 100%!
E poi anche i politici dei Paesi beneficiari sono sempre più
impegnati nel farsi rieleggere. Se sponsorizzano programmi che non aiutano la
loro popolazione alla fine ci perdono.
Si guadagna di più se le cose sono fatte bene.
Maurizio
Zandri
Direttore
Generale SudgestAid S.C.a.R.L.
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